Questo saggio è stato scritto da un caro amico umbro, con il quale ho condiviso passioni sportive durante l’adolescenza e con il quale seppur a distanza, mi ritrovo a condividere la passione per la mountain bike da adulto. Ho letto questo “inno alla mountain bike”  sul giornale del mio paese di origine e trovandolo interessante ho voluto riproporlo sul nostro sito, arricchendo con l’aggiunta di alcune nostre fotografie.  In esso c’è ognuno di noi, che ama questo mezzo e i luoghi dove questo sport si pratica. Un grazie a Fulvio Cirocchi.

                                                                                                                                        Francesco Speranzini

 

Questioni filosofiche, elogio del  MOUNTAIN  BIKER:

 

“ HOMO RAMPICHINUS, ovvero: dove osano le ………CAPRE

 

 

 

 

L’invenzione della mountain bike, per gli amici ”rampichino”, non è certamente di quelle che cambiano le sorti dell’umanità; però essa è stata una idea assai geniale, ma se vogliamo anche "semplice", essa è consistita infatti, come è noto, "semplicemente" nel modificare la bici sportiva, in modo tale da farne un mezzo che consente di arrivare, in breve, anche in luoghi una volta raggiungibili, solo a dorso d’asino o di cavallo o, con fatica, a piedi.

 

 

 

Contrariamente a quello che si potrebbe pensare di primo acchitto la “mountain bike” non è un mezzo riservato ai “supermen”, esso infatti, come è noto, ha una tale “flessibilità” nel cambio di velocità, e quindi nelle marce, che ognuno può adattare l’andatura alle sue possibilità fisiche ed arrivare - senza sforzarsi più di tanto e, anzi, come camminando - a superare asperità una volta insormontabili; inoltre, data la robustezza del telaio e della meccanica e la conformazione e la resistenza delle gomme, con la mountain bike ci si può avventurare in emozionanti “fuori strada”, per sentieri e tratturi, se non addirittura per veri e propri fossati, (dove osano …. le capre, appunto).

 

 

Ma in verità gli appassionati di mountain bike non sono degli assatanati, sempre e necessariamente in cerca di emozioni forti; al di là delle apparenze essi sono invece, come vedremo, ne siano consapevoli o meno, sostanzialmente dei poeti e dei filosofi, come del resto tutti gli amanti dello sport ciclistico; ma i mountain bikers hanno a mio parere, qualcosa di più degli altri: essi configurano una particolare e nuova categoria ..… “antropologica“, che potremmo chiamare ad esempio “ HOMO RAMPICHINUS ”, il cui motto è “ per monti e per valli ” e che presenta, in sostanza, i caratteri che vado ad illustrare.  

 

 

 

Il mountain biker, dicevo, non è necessariamente un superman: può essere benissimo “uno qualsiasi”; naturalmente occorre che egli abbia una sufficiente predisposizione fisica e psicologica allo sport e che effettui preventivamente una adeguata preparazione che lo conduca, con gradualità, ad affrontare percorsi via via più impegnativi, avendo cura di non strafare e di non porsi termini di paragone diversi da se stesso.

 

 

Il mountain biker è però, ribadisco, soprattutto un poeta ed un filosofo; è un poeta, non perché scriva materialmente delle poesie; ciò naturalmente può accadere (e sono convinto che in qualche caso  accada); il mountain biker è un poeta perché, in effetti del poeta vive molte emozioni: egli è per sua indole, portato a salire in alto; pertanto raggiunge monti e altipiani dai quali si contemplano paesaggi meravigliosi, infiniti, a volte forse incantati; ed essi sono ancora più belli perché il  mountain biker, come gli alpinisti, se li conquista esclusivamente con le sue forze; il  mountain biker apprezza ed ama i colori di tutte le stagioni, anche quelli dell’inverno, della neve.

 

 

Il  mountain biker è generalmente un essere socievole, spesso effettua le sue escursioni in gruppi allegri e numerosi, i quali danno vita a veloci e movimentate cavalcate multicolori, che ricordano quelle di antichi guerrieri e passano come folate di vento nelle pianure e attraverso villaggi e borghi. Il mountain biker,  tuttavia, talvolta preferisce andare con la sola compagnia  di uno o di due amici fidati; in pochi ci si conosce meglio e forse si socializza maggiormente, senza che emergano agonismi e emulazioni fuori luogo; ci si diverte anche con piacevoli conversazioni che non si interrompono, a volte, neanche nei tratti di strada più impegnativi.

 

Ma il mountain biker sa anche essere individualista e, comunque, non soffre di solitudine; anzi, è certamente proprio in tale condizione che egli,  a volte, realizza la sua più completa e vera dimensione;  quando infatti sale da solo verso la montagna e non incontra nessuno, o quasi, egli si trova nelle condizioni per dialogare con se stesso, per filosofare; nel silenzio gli viene naturale meditare, anche profondamente, ed interrogarsi sulle cose piccole e grandi della vita e da queste meditazioni il suo spirito esce tonificato, più forte e più sereno, ed allora, soprattutto, che il  mountain biker raggiunge al meglio anche la sua dimensione di poeta; egli, infatti, ama sostare nei boschi, magari ad ascoltare il vento; ama inoltre, una volta raggiunta la cima dei monti o gli altipiani, sdraiarsisull’erba a contemplare il cielo; vi resta anche a lungo: a volte gli può perfino  accadere - per un attimo - di essere preso dal panico, avendo la sensazione di “precipitare” nell’abisso celeste che sta sopra di lui.

 

Il mountain biker ha il senso dell’avventura; egli è sempre alla ricerca di nuovi sentieri, e non esita ad affrontare quelli sconosciuti, che conducono non si sa dove; per questo gli può succedere che, al momento del ritorno, si trovi ancora a dover sciogliere il dilemma, di quale dei due o tre tracciati che gli si presentano davanti sia quello che lo riconduce a casa; oppure che sia ancora nel mezzo di un fitto bosco, nel quale ti potresti aspettare la comparsa …. dell’orso marsicano.

 

Il mountain biker è amico degli animali; durante le sue escursioni egli si sofferma a giocare, ad esempio,  con i gatti e i cani che ha occasione di incontrare (cercando però di  tenere a rispettosa distanza i cani da pastore), o ad osservare le rane o i pesci che nuotano negli stagni o nei fiumi, o a fotografare  mandrie e greggi; a volte, poi, effettua delle vere e proprie "operazioni di soccorso": c’è chi si è fermato bruscamente, e pericolosamente, per salvare un rospo o una lucertola e chi, su di una strada di montagna, è sceso dalla bici per porre al sicuro altrettante lumache che correvano il rischio di essere schiacciate mentre cercavano di attraversare. Questa amicizia per gli animali è sicuramente ricambiata: vi è , ad esempio, chi ha incontrato uno scoiattolo che ha improvvisato per lui un vero show, correndo e saltando da un ramo all’altro di un albero per più di cinque minuti.

 

 

Il mountain biker è un cacciatore di fontane e di sorgenti; ed è qui che egli riscopre la natura primordiale, quella autentica e profonda, dell’uomo: la sete e l’acqua che la placa, senza intermediari; come due poli che si attraggono e si fondono in perfetta sintesi.

 

 

 

 

Il mountain biker è, a volte, un cacciatore di nuvole (non un acchiappanuvole); quando vede un fiocco sul fianco o sulla cima della montagna, può capitargli di essere preso come da una frenesia, per cui dice a se stesso: “ io debbo raggiungere quella nuvola”; e allora si mette in marcia: a volte  la nuvolo sale ancora, ed egli la insegue, come un divertente nascondino; a volte la nuvolo svanisce come un sogno; a volte essa si fa raggiungere e, come un’antica divinità, avvolge e protegge il “ mountain biker”, celandolo nel suo seno.

 

 

Il mountain biker può essere, perfino,  un cacciatore di stelle: può infatti accadere per una volta che egli, con la sola compagnia di un lumicino, salga di notte verso la montagna, avvicinandosi al cielo stellato; all’alba è in cima e “sorprende e cattura” la stella per eccellenza, il sole che si leva dal mare; anche per questo il mountain biker è uno che - innegabilmente - ha il sole sulla pelle e, dentro,  nei visceri e nell’animo.

 

 

 

Altrettanto innegabilmente, come si può ben comprendere, il  mountain biker è uno che, nel suo “ io ”  alberga un pizzico di follia; niente di male: questo pizzico di follia lo dicono molti saggi, molti filosofi appunto, è il sale della vita; per alcuni, si dice, esso è addirittura segno di genialità.

                                                         Fulvio Cirocchi